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4    PAROLA DELL'UOMO E SILENZIO

Raramente la parola dell'uomo è ricca di ispirazione, di verità, di amore, di giustizia, di luce.

Anche quando l'Uomo usa parole tolte alla Sacra Scrittura, cade spesso in errore o, trascinato dalla foga oratoria vi aggiunge del suo, o invaghitosi di un'idea brillante personale la stravolge, o dominato da un concetto teologico la piega senza scrupoli per dimostrare comunque la giustezza di tale concetto.

Talora le parole, che escono facilmente in modo gratuito dalla bocca dell'Uomo, vengono usate contro qualcuno non per correggerlo spinti dalla preoccupazione per lui bensì per dimostrare la propria superiorità, per sostenere una teoria vincente, per dimostrare l'infallibilità di un gruppo religioso.

Il Silenzio libera dal pericolo di usare troppo sventatamente, maliziosamente, settariamente la splendida ma pericolosa facoltà di parlare e con essa di vincere e convincere - nel bene e nel male - e gli ricorda la responsabilità di essere possessore e libero fruitore di tale dono straordinario.

Così, quando - dopo una lunga meditazione silenziosa e dopo aver ascoltato la voce della coscienza e l'intramontabile, segreta voce di Dio - chi medita rompe il proprio silenzio e si decide ad esprimersi con parole udibili, lo fa umilmente, consapevolmente, con spirito di servizio.

Per questo nel mondo quacchero, ogni intervento durante il culto silenzioso, viene chiamato "ministero" (servizio), ed è con tale servizio che ognuno partecipa al "Sacerdozio Universale".

(Livorno, Montenero 28.3.1986)

« La morte di un uomo mi diminuisce, perché sono coinvolto nel genere umano; e quindi non domandare mai per chi rintocca a morto la campana: rintocca per te. »

(John Donne: Devotions, XVII)


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